Senza figli, Rosa Bazzi, sterile, non è un buon motivo, questo, per spiegare il suo ‘sessismo’ contro Raffaella, la madre felice del piccolo Youssef?(1)
Non è un buon motivo per spiegarne la trasformazione in belva? Se i figli sono il dono di Dio, non averne è una maledizione, che può dare alla testa, rendere una donna pazza, demone, belva, assassina efferata di madri feconde e dei loro figli.
Rosa Bazzi non ne è il triste simbolo, lei che ha sgozzato tre madri e un bambino di due anni, in quell’appartamento di Erba?(2)
Il ‘determinismo biologico’ si è ricaricato. Il vecchio assunto che la la mancanza di maternità, è non solo il riflesso della donna-mancata, priva del ‘codice della maternità’, ma pure la spiegazione della ‘donna-belva’, trova oggi, dopo Erba, larghi consensi.
Questo nuovo razzismo anti-femminile,la metamorfosi della madre- mancata in belva, deve salvare ciò che vacilla, le serene teorie pseudo-femministe dell’ essenza naturale della donna, il materno, la pietà, la generosità, l’ amore per la pace, valori su cui si tesse oggi la nuova mistica della femminilità, la rete dei lavori di cura, cui è precipitata la donna proletaria.
Al contempo, questa tragedia è sfruttata per avviare una bieca campagna di stigmatizzazione contro le donne sterili, per natura o per scelta, lesbiche comprese, responsabili delle ‘culle vuote’, potenziali vittime di una nuova forma di sessismo al femminile, di rivalità tra donne, che può anche diventare assassina nei confronti delle madri, le donne benedette dalla fecondità.(3)
Qualsiasi pretesto è buono per forgiare nuovi misoginismi. Ma che si tiri in ballo la sterilità di Rosa Bazzi per nascondere i veri motivi di una simile tragedia, non può passare.
Le due donne, Rosa e Raffaella, erano troppo diverse per non odiarsi a vicenda, diventare ‘nemiche’, tra loro era nata una guerra, mascherata da litigi condominiali.(4) Una guerra, con tanto di assedio, strategia difensiva, offensiva, vittoria, massacro del nemico.
Raffaella, colta, figlia di un noto industriale di Erba; Rosa invece, popolana, ‘ignorante’, una colf, anche con l’appartamento di proprietà. Non basta un appartamento di proprietà e un camper per fare il ‘salto di classe’; le condizioni di proprietà, tra lei e i Castagna, smentivano brutalmente l’illusione di Rosa di ottenere la ‘patente di borghese’, per i suoi piccoli agi, le sue piccole proprietà, il camper e soprattutto la casa. Rimaneva, pur con la sua casa di proprietà, pur sempre una ‘serva’, che si guadagnava da vivere pulendo le case dei ricchi di Erba.
Le frontiere di classe, le gerarchie di classe non sono una mia invenzione.
La sua casa, – di questo Rosa era convinta – con l’arrivo di Raffaella e di Azouz, era assediata. Azouz un poco di buono, un tunisino, un avanzo di galera, un pregiudicato, uno spacciatore di cocaina, Raffaella, portandoselo in casa, aveva quasi tradito il condominio stesso, fatto di genteperbene, normale, lavoratori.
Se l’era permesso, pensava Rosa, perchè si chiama Castagna, perchè è figlia dell’industriale. Quell’atto doveva essere, per la Bazzi, più di un affronto.
Quella presenza le rovinava tutto, la sua stessa vita fusa nella casa, tenuta così bene, così pulita, non le sembrava affatto maniacale, quel continuo pulire, a lei, che la ‘serva’ la faceva di mestiere. Da allora, la casa assediata, si è trasformata in un acquartieramento, per parare il colpo dell’assedio e il camper in un accampamento serale dove dormiva per proteggersi dalle liti, più che dai pianti del bimbo, le liti continue, tra Raffaella e Azouz, gli ‘invasori’.(5)
Queste sue proprietà, vengono vissute come piazzeforti da difendere, e l’assedio, nel tempo, diventa una ‘guerra difensiva’.
La guerra difensiva, di per sé, non può essere puramente passiva. Presuppone un’azione reattiva, un ‘qualcosa’, per allontanare il nemico dal territorio occupato, un qualcosa per rompere l’accerchiamento.
La litigiosità, l’azione reattiva, aveva fatto del ballatoio il teatro della guerra(6), il luogo dei pestaggi, per poter ottenere almeno un ‘risarcimento danni’, visto che Rosa riteneva di essere assediata, invasa, e nessun ‘cordone’, imbastitura protettiva, era sufficiente a farla sentire al sicuro nella sua casa minacciata.
Dalla guerra difensiva, alla guerra offensiva , il passo è breve. Il principio di distruzione, della guerra offensiva è vincere il nemico, annientarlo, con l’unico mezzo che a Rosa sembra disponbile per vincere la sua guerra, la morte.
La sentenza di morte, la brutale soluzione all’odio accumulato, la distruzione ‘inevitabile’, sanguinaria, secondo la più orrenda logica di guerra. In questa logica ‘ guerriera’, si spiega la ‘forza’(6) che Rosa dice di aver sentito dentro di lei, una molla tesa a scattare, la certezza della vittoria, non si poteva contrapporre alla prudenza, alla debolezza, all’incertezza, non poteva ammettere esitazione alcuna, nemmeno di fronte agli altri vicini, i Frigerio, anch’essi barbaramente trucidati.
Questa logica guerriera della proprietà, già esasperata globalmente dai conflitti bellici e sociali, è pure quotidianamente attizzata, al Nord, dalla bieca politica leghista dell’assedio-extracomunitario, dell’”identità minacciata”, con la sua fronda neo-razzista, culturalista, differenzialista.
La Lega predica che i ‘popoli’ devono conservare e coltivare le loro differenze e che l’immigrazione va condannata in quanto attenta all’”identità” della cultura di accoglienza.
Questa logica non può avere altra conseguenza che portare la ‘guerra-santa di pulizia etnica’ proprio nel cuore dell’incontaminato territorio leghista, nei rapporti interpersonali.
Qualora si sospetti un assedio, una intrusione nella propria identità’ proprietaria ed etnica (creduta tale), la Padania leghista, lungi dal primato di terra-civile, avrà invece, il triste primato di terra delle stragi, qualunque forma esse assumano.
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1) L’11 dicembre 2006, a Erba, in via Diaz 25, una cascina-condominio del centro, vengono trovati massacrati i corpi di Raffaella Castagna, di suo figlio Youssef, 2 anni, della madre Paola Galli e di due vicini di casa, i coniugi Frigerio. Dei due, solo il marito, la gola sgozzata, in gravissime condizioni, riesce comunque a sopravvivere e a testimoniare. I sospetti all’inizio, cadono sul marito di Raffaella, Azouz, sia perchè extra-comunitario, spacciatore di droga e uscito dal carcere con l’indulto, sia perchè la scena del delitto, con i corpi sgozzati, faceva pensare ad un macabro rituale islamico. Azouz invece, al momento del delitto si trovava al suo paese, in Tunisia. Dopo un mese di indagini contraddittorie e ‘colpi di scena’, vengono incriminati Rosa Bazzi e il marito Olindo Romano, vicini di casa di Raffaella Castagna, che confessano il massacro.
Dalla dichiarazione della madre, Rosa era vittima, lei stessa, di una doppia violenza: uno stupro subito da bambina e della violenza del marito, che la picchiava. “Era una bambina. Andava a scuola. Poteva avere dieci, undici anni. E? successo così, mentre lei era per strada che stava tornando. Era buio”. Il colpevole di questo stupro, ricorda la signora, non è stato mai trovato. “Non si è mai saputo. Non si sa.” L’anziana donna pare avercela più con il genero che con la figlia.
“Era uno – spiega – che appena gli dicevano qualcosa si arrabbiava, diventava anche cattivo. Non pensavo a mia figlia, a mio genero sì. Ho pensato che fosse stato lui. Da solo, però, senza mia figlia”. “La picchiava. Ha sbagliato lei a sposarlo. Sarebbe stato meglio se fosse rimasta a casa. Le ragazze devono stare a casa, non sposarsi”. “Non so neanche se mia figlia è al mondo. Non ci parliamo da tanti anni”.
2) Il primo a sostenere la tesi della sterilità invidiosa è stato Azouz, il marito di Raffaella, rafforzandola con la presunta gravidanza della moglie, al momento dell’assassinio. Poi i giornalisti e gli ‘esperti’: “Quel bambino con il suo pianto tormentava l’anima della donna, una donna che dentro di sè nascondeva quello che è riduttivo definire rammarico: da giovane, poco dopo il matrimonio, era rimasta incinta. Perse il bimbo in grembo. I medici le dissero che da allora non sarebbe più stata mamma. Va forse cercato anche in questo il motivo del suo delirante progetto di sopprimere il bambino. Per non più avere incubi…”
3) Secondo recenti ricerche demografiche, il 20% delle donne italiane sono naturalmente o volontariamente sterili. Tutte candidate omicide?
4) L’assedio.
“Facevano sempre casino, troppo”. «In quella casa i litigi erano all’ordine del giorno quando c’era Marzouk. Spesso dovevamo chiamare i Carabinieri». Su questo aspetto relazionale, violento, di Azouz nei confronti di Raffaella, è calato il velo. Le liti sono state sostituite dal ‘pianto’ del bambino. Perchè? Probabilmente per non turbare l’opinione pubblica con ulteriori problemi, la riflessione sui matrimoni misti. Qualche giornale diceva che Raffaella voleva separarsi dal marito, che era stufa.
Il mistero della conversione di Raffaella.
Per parare il colpo – Raffaella voleva mollarlo – Azouz, ‘cattivo musulmano’ – visto che spaccia droga – aveva subito dichiarato che Raffaella era diventata musulmana, una buona musulmana, fatto il Ramadan e che educava anche il piccolo Youssef secondo questa sua nuova religione.
La cosa invece era ignota ai suoi stessi familiari, la madre e il padre, con cui Raffaella aveva buoni rapporti.
La conversione puzza. Ancor di più a funerali avvenuti in Tunisia, dome l’Azouz non ha potuto entrare in moschea:
«Non sono musulmano praticante ? si è giustificato lui ? dunque non sono ammesso alle celebrazioni».
Se non è praticante lui, come mai Raffaella è divenuta, stando alle sue affermazioni, addirittura una islamica devota??
La conversione è una pratica pubblica, non privata. Per la Tunisia non può avvenire nemmeno in una moschea islamica in Italia, o se avviene non è riconosciuta, ma deve avvenire in una moschea islamica in Tunisia.
Non sembra che Raffaella abbia fatto questo pellegrinaggio per convertirsi.
La lungaggine delle pratiche per il trasferimento del suo corpo e l’inumazione in Tunisia, secondo il rito musulmano, e la non-circoncisione di Youssef, sembrerebbero avvolare questa ipotesi, Raffaella non era musulmana.
Il 22 gennaio è stata sanzionata, invece, pubblicamente, la conversione di Raffaella, assunta a ‘martire’ islamica della persecuzione razzista erbese-cristiana (i Romano).
La cerimonia funebre islamica, ad Erba, si è svolta al grido di “Allah O Akbar”, Dio è grande, il grido di guerra anti-occidentale del fondamentalismo, che sanziona il ‘martirio’ di Raffaella, e fa di Azouz, musulmano non praticante e spacciatore di droga, nientemeno che una ‘star’, rappresentante delle vessazioni razzistiche cui è sarebbe sottoposto l’islam italiano.
5) La ‘guerra difensiva’, l’azione reattiva, le liti.
“La Bazzi offendeva l’onore e il decoro personale di Raffaella Castagna, rivolgendole la seguente espressione: “Va a fare in culo te e chi ti ha fatto, troia” e, successivamente, “Troia, avanzo di galera, vergognati, tu fai casino tutte le notti”, in Erba, il 31 dicembre 2005». Mancava qualche ora al cenone del Capodanno. “Io e mio marito ci eravamo arrabbiati tantissimo perchè da vittime passavamo a colpevoli. Raffaella ci prendeva in giro dopo averci querelati dicendo che ci avrebbe mangiato fuori un pò di soldi e che poi li avrebbe buttati via perchè tanto non sapeva cosa farsene”.
6) Il ballatoio, teatro della guerra.
Era un odio di ballatoio che nessuno si ricorda più quando era cominciato. Olindo e Rosa che si sentivano minacciati e si chiudevano in casa e nell’odio. Raffaella e Azouz che a quell’odio rispondevano a tono“. La signora Rosa raccontava di essere stata aggredita da Raffaella, che le rimproverava il rumore del battitappeto sui panni stesi ad asciugare: «Mi ha rovesciato l’asciugatoio addosso» raccontava. Dopo gli insulti, Olindo Romano e sua moglie «in concorso tra loro» buttavano a terra Raffaella Castagna «e le cagionavano lesioni personali consistite in contusione alla gamba destra e trauma cranico», e poi la minacciavano, avvertendola che «qualunque iniziativa avesse intrapreso contro di loro si sarebbero vendicati nei suoi confronti». Raffaella aveva chiesto 5.000 euro di risarcimento per danni morali e materiali. Era dal 2001 che andava avanti così.A vedere le reciproche querele, erano insulti, calci, sputi e, ogni tanto, pugni in faccia. “Una volta mi ha palpeggiato. Azouz veniva a sbottonarsi i pantaloni in modo osceno davanti alla mia finestra. Nel sottopasso del garage mi aveva minacciato più di una volta con un coltello”. “Da tempo ero esasperata, ci hanno reso la vita impossibile con i loro furiosi litigi, rumori e vita disordinata. Poi lui un po´ mi faceva paura, mi minacciava e mi molestava in continuazione con ripetute irrisioni sue e dei suoi amici. Più di una volta mi dissero con tono insolente che mi avrebbero ´scopata´”.
5) ‘La guerra offensiva’, la condanna a morte.
“Senza accenno di pentimento e mimando ogni gesto davanti ai magistrati racconta di come ha impugnato il coltello con due mani sedendosi sul petto di Raffaella ormai a terra dopo aver ricevuto due colpi di crick alla testa da Olindo.
6) La logica guerriera, infonde a Rosa la ‘forza mostruosa’ necessaria ad accoppare tutti quanti, bambino compreso:
“Ho sentito dentro di me – verbalizza Rosa – una mostruosa forza. Non volevo piu’ fermarmi, non riuscivo a smettere. Non so da dove mi e’ arrivata tutta quella forza”. Rosa si e’ poi avventata allo stesso modo su Paola Galli, pure lei colpita a morte dal marito. Angela si assume in pieno la responsabilita’ esecutiva della strage: “Le ho uccise io, quando ho finito di ucciderle ho deciso di bruciare tutto perche’ dovevo cancellare loro e tutto il male che mi hanno fatto, era tutto finito, dovevano sparire“. Per Rosa Bazzi, il nemico era tutta la famiglia Castagna. L’annientamento, troppo importante per distoglierla dallo scopo, per farle dubitare che nella sua ‘strategia’ qualcosa non funzionasse, poter essere scoperta, incriminata, andare in galera.
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